I più famosi giochi piemontesi, quali sono


Il Piemonte vanta una lunga tradizione in fatto di carte da gioco; oltre ad un caratteristico mazzo a seme francese da 40 carte, nella regione viene utilizzato anche il Tarocco Piemontese; quello arcaico era in uso fin dalla prima metà del Settecento mentre il mazzo moderno è l’unico in Italia che conta ben 78 carte. Non sorprende, quindi, come in Piemonte i giochi di carte siano diffusi tanto quanto nelle altre regioni; di seguito, vediamo quali sono quelli tipicamente regionali che si giocano con le carte piemontesi.

La Cirulla

Tra i giochi tradizionali piemontesi, la Cirulla è forse quello più noto e diffuso. Questa variante locale della Scopa viene giocata soprattutto nel Basso Piemonte, nelle provincie di Asti, Alessandria e Cuneo (nonché in Liguria). Si gioca con un mazzo da 40 carte a seme francese (le piemontesi o, in alternativa, le liguri); possono sfidarsi due, tre o quattro giocatori; in quest’ultimo caso si gioca in coppia. Il mazziere distribuisce ad ogni giocatore tre carte coperte e poi dispone quattro carte scoperte sul tavolo. Da questo punto in poi, la Cirulla diverge sensibilmente dalla Scopa, grazie ad una serie di regole aggiuntive che consentono a tutti i giocatori di mettere a segno un maggior numero di punti. Terminata la prima distribuzione, infatti, se la somma delle carte è pari a 15, il mazziere le raccoglie e mette a segno una scopa; se, invece, la somma è 30, segna due scope. Le regole di presa sono molto simili a quelle della Scopa: il giocatore di mano può prendere una carta uguale (con lo stesso valore numerale) o le carte che sommano il valore di quella giocata. In aggiunta, è possibile effettuare una presa ‘extra’, se la somma tra la carta calata e quella sul tavolo è uguale a 15. Non a caso, il gioco è noto anche come “Ciapachinze”, che vuol dire “acchiappa quindici”. La Cirulla prevede anche la presa classica dell’Asso Pigliatutto: il giocatore che in mano un asso prende tutte le carte sul tavolo e realizza una scopa, a meno che non vi sia un altro asso. In tal caso, il giocatore può prendere soltanto quest’ultimo a meno che la somma delle carte sul tavolo non sia quindici. Altra particolarità di questo gioco è il ricorso agli accusi, rappresentati perlopiù da diverse combinazioni di carte, che il giocatore deve ‘chiamare’, mostrandole agli altri partecipanti:
  • Tre carte la cui somma è inferiore o uguale a nove: “buona da tre” (“barsèga”, in dialetto genovese); vale tre punti;
  • Tre carte uguali: il giocatore ‘chiama’ una “buona da dieci” e segna dieci punti;
  • Il sette di cuori funge da matta, e può assumere un valore diverso ma solo per consentire al mazziere di realizzare una o due scope ad inizio partita oppure permettere ad un giocatore di completare una barsèga o una buona da dieci.
Oltre ai punti di mazzo previsti dalla Scopa tradizionale, nella Cirulla sono previsti anche i seguenti:
  • Scala piccola (o “Cirulla piccola”), vale 3 punti: è formata da asso, 2 e 3 di quadri (denari, se si gioca con carte a seme spagnolo); per ogni carta successiva al 3, si assegna un punto in più, fino ad un massimo di sei;
  • Scala grande (o “Cirulla grande”), vale 5 punti: viene assegnata al giocatore che ha le tre figure di quadri;
  • Cappotto: si realizza prendendo tutte le carte di quadri. Il giocatore che fa capotto vince la partita, a prescindere dai punti totalizzati dagli altri.

Il Trucco (Truco)

È un gioco di carte piemontesi praticato soprattutto in Alta Langa, nel Monferrato e in Val Borbera. Ha origini sudamericane ed è molto diffuso anche in Spagna. Solitamente, si sfidano due squadre da due giocatori: uno è il ‘piede’, l’altro è la ‘mano’, e possono comunicare tra loro durante la partita. Il gioco prende il nome dalla scommessa (‘trucco’) che ogni giocatore può fare in qualsiasi momento. La gerarchia delle carte è la seguente: Asso di picche, Asso di fiori, 7 di picche, 7 di quadri, i 3, i 2, gli assi di quadri e cuori, K, Q, K, gli altri 7, i 6, i 5 e i 4. Se si gioca con un mazzo a seme spagnolo, basta tenere presente le seguenti equivalenze: picche=spade, quadri=denari, cuori=coppe e fiori=bastoni. La partita inizia con il mazziere che distribuisce a ciascun giocatore tre carte coperte. Il giocatore ‘mano’ prima chiama il cosiddetto ‘invito’ e poi procede alla presa con eventuale chiamata del ‘trucco’. In caso di invito, ci sono diverse possibilità:
  • Accettare (quiero): i giocatori confrontano i punti che hanno in mano; chi vince si aggiudica due punti;
  • Rifiutare (no quiero): l’avversario guadagna un punto;
  • Rilanciare l’invito, aggiungendo due punti alla scommessa. Con il ‘reale invito’, se ne aggiungono tre.
Per calcolare il valore dell’invito, si fa riferimento al valore numerale delle carte (le figure valgono 0 o mezzo punto, a seconda della versione giocata). Le varianti italiane del Trucco prevedono anche la ‘Flor’, una chiamata (‘quiero flor’) per cui chi ha il punteggio più alto si aggiudica 4 punti mentre se la squadra accetta ne guadagna 6.

La Bestia

In provincia di Alessandria, e negli altri territori delle “Quattro province” dell’Appennino, la Bestia è uno dei giochi più radicati nella tradizione locale. La gerarchia delle carte, ai fini della presa, è identica a quella della Briscola: Asso, 3, Re, Cavallo, Fante, 7, 6, 5, 4, 3 e 2. In aggiunta, prima di cominciare a giocare, si sceglie una carta che segnala il seme prevalente (come fosse un seme di briscola). Di contro, nella Bestia, il punteggio non viene calcolato in base alle carte conquistate ma tenendo conto del numero di prese. Per partecipare alla mano, i giocatori devono puntare una somma (‘invito’) nel piatto; se un giocatore non effettua alcuna presa, si dice che “va in bestia” (da cui, probabilmente, il nome del gioco). Dopo la distribuzione delle carte, il giocatore di mano può scegliere se partecipare o meno. Il gioco si svolge in maniera simile alla Briscola, con la sola differenza che al termine di un singolo giro, il piatto viene diviso in tre: ciascuna quota va al giocatore che ha effettuato una presa e l’eventuale resto va a chi ha preso per primo. I più famosi giochi piemontesi, quali sono

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