Ideale per una serata tra amici o in famiglia, il
Saltacavallo è un gioco di carte dalle regole semplici, in cui la fortuna conta spesso più della strategia. Presenta numerose affinità con il “Cucù” e le sue numerose varianti locali (tra cui l’Asso che fugge) ma può essere considerato a tutti gli effetti un gioco a sé stante, per via dello sviluppo che lo caratterizza.
Ad una partita di Saltacavallo possono prendere parte un massimo di 20 giocatori (il minimo, ovviamente è di due), e si gioca utilizzando un mazzo da 40 carte; si possono utilizzare carte a semi italiani, spagnoli o francesi, così come un mazzo francese da 52 carte dal quale sono state scartate le numerali dall’8 al 10.
Regole del Saltacavallo
Prima che il mazziere proceda alla distribuzione delle carte,
ciascun giocatore mette sul tavolo due o tre poste in denaro che rappresentano le ‘
vite’ spendibili durante la partita per continuare a giocare. Sul numero delle vite e l’ammontare delle singole poste, i giocatori possono accordarsi liberamente prima di iniziare la partita. Lo stesso dicasi per alcune regole che, come vedremo, caratterizzano diverse varianti del gioco; in assenza di un regolamento codificato, infatti, i confini tra il Saltacavallo ed altri giochi affini spesso sono piuttosto sfumati.
La
scelta del mazziere, ad esempio, può essere arbitraria; in alternativa, i giocatori fanno un giro di carte scoperte e chi pesca una carta prestabilita (spesso è il Re di denari) ottiene la possibilità ad essere il primo a gestire il mazzo.
Per quanto riguarda le regole di base,
il Saltacavallo è un gioco di carte a eliminazione. Ad ogni passata, uno o più giocatori possono perdere una vita e, di conseguenza, nel corso della partita essere eliminati una volta esaurite le due (o tre) vite messe in palio. Pertanto, vince l’ultimo giocatore rimasto con almeno una ‘vita’ (e si aggiudica l’intera posta in gioco); in caso di parità, è possibile che i ‘superstiti’ si accordino tra loro per dividersi la posta e concludere la partita.
Come si svolge la partita
Scelto il mazziere, questi procede a distribuire – in senso antiorario – una carta coperta ad ogni giocatore. Terminata la distribuzione, tutti possono vedere la propria carta (senza mostrarla agli altri giocatori); chi ha ricevuto una carta di valore compreso tra 2 e 7, non può fare nessuna mossa; i giocatori che hanno ricevuto un Cavallo (o una Regina, se si utilizzano carte francesi) donano una delle proprie vite al secondo giocatore alla propria destra. In altre parole, ‘saltano’ di un posto: da qui, probabilmente, deriva il nome stesso del gioco. Chi invece ha ricevuto un Fante (o Donna), deve donare una vita al giocatore alla sua sinistra; di contro, se la carta ricevuta è un Asso (e quindi la più bassa in assoluto), bisogna pagare con una vita, e aggiungerla al piatto con la posta in gioco. Di contro, chi ha in mano la carta più alta (Re) prende una quota dal piatto e aggiunge una ‘vita’ a quelle che ha già a disposizione.
Nel caso in cui un giocatore perda entrambe le vite, non è automaticamente eliminato, dal momento che – nel corso del turno di gioco – potrebbe ottenere una vita da chi ha ricevuto un Cavallo o un Fante. Alla fine del giro, viene eliminato chi non ha vite residue per continuare a giocare.
Varianti del Saltacavallo
Il gioco conta diverse varianti; la più famosa è certamente quella “
con il morto”. Fermo restando che solo il mazziere può comunicare con gli altri giocatori, e che resta valido il principio del ‘salta cavallo’, in questa versione i giocatori che sono stati eliminati dopo aver esaurito le proprie vite vengono considerati “morti”. Pertanto, non ricevono alcuna carta dal mazziere ma possono parlare liberamente con gli altri partecipanti; il giocatore che ‘risponde’ alle sollecitazioni o alle provocazioni di un “morto” non solo perde una vita (da aggiungere al montepremi in palio) ma ‘resuscita’ il morto, poiché deve consegnarli la propria carta e una vita. Naturalmente, se non ne ha altre a disposizione, diventa a sua volta un “morto” e può provare a tornare in gioco allo stesso modo nel corso del turno successivo. In genere, tocca al mazziere elencare i giocatori ‘morti’, così che gli altri possano cercare di evitare il più possibile di perdere una vita. Solitamente, questa variante prevede che i giocatori possano vedere le proprie carte solo dopo un cenno (concordato) da parte del mazziere; chi non rispetta questa regola viene penalizzato con il pagamento di una vita.
Come già accennato, il Saltacavallo ricorda un altro gioco di carte, il “Cucù”; in molte regioni, in realtà, “Saltacavallo” e “
Asso che fugge” sono sostanzialmente due nomi comuni per lo stesso gioco. In quest’ultimo, però, lo sviluppo è piuttosto diverso: completata la distribuzione, i giocatori guardano la carta ricevuta senza scoprirla; in base al valore della stessa, decidono se scambiarla o meno con il giocatore alla propria destra, il quale non può rifiutare lo scambio ma effettuarne a sua volta un altro con il giocatore che siede alla sua destra. Ci sono, però, delle eccezioni: chi ha il Re deve girare la carta e metterla sul tavolo, in quanto essa ‘interrompe’ la catena di scambio; chi invece ha ricevuto un Cavallo, deve fare lo stesso: il giocatore a sinistra ‘salta’ e va allo scambio con quello successivo (da qui, forse, la confusione tra Asso che fugge e Saltacavallo). A fine giro, il mazziere scopre la propria carta e decide se tenerla o pescarne una a sorte tagliando il mazzo; successivamente, i giocatori scoprono le proprie carte: chi è rimasto con quella di valore più basso deve pagare con una vita, mettendola nel piatto.
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Il Saltacavallo si adatta perfettamente a momenti di convivialità in cui coinvolgere tante persone contemporaneamente attorno allo stesso tavolo; ad oggi, però, molti giochi di carte si sono notevolmente evoluti: grazie ad app per
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