Carte romagnole: cosa sapere su questo mazzo


Diffuse soprattutto nelle provincie della Romagna e nella Repubblica di San Marino, le carte romagnole sono tra i mazzi che rientrano nel gruppo dei semi latini e, in particolare, in quelli di tipo spagnolo. Presentano una forte similitudine con le carte napoletane benché il seme di denari risulti più simile a quello delle carte piacentine.

Storia delle carte romagnole

Le origini delle carte romagnole sono probabilmente comuni a quelli degli altri mazzi di seme spagnolo utilizzati in Italia. La loro introduzione si deve, quindi, quasi certamente alla presenza degli spagnoli nella penisola a partire dal 13° secolo. La reale diffusione risalirebbe però al 16° secolo: una traccia piuttosto chiara della popolarità delle carte ‘spagnole’ in area romagnola è rappresentata da Le sorti intitolate Giardino d’i pensieri, un testo dedicato alle arti divinatorie ed alla cartomanzia pubblicato nel 1540 da Francesco Marcolini da Forlì, un editore e libraio forlivese attivo principalmente a Venezia. Le carte da gioco, in realtà, erano piuttosto comuni nel Centro e Nord Italia già nel corso del secolo precedente. A Bologna, nel 1423, San Bernardino da Siena definiva le carte da gioco “opera del diavolo”; qualche decennio dopo, in Toscana venivano proibiti quasi tutti i giochi di carte con i ‘naibi’, le carte di derivazione araba. Nei secoli successivi, però, il veto sui giochi di carte cadde in Romagna, così come un po’ in tutta Italia; non a caso, a Ravenna erano presenti diverse fabbriche di carte già nel Settecento.

Carte da gioco romagnole: caratteristiche

Un mazzo di carte romagnole è composto da 40 carte, divise in quattro semi (spade, coppe, bastoni e denari) da dieci carte ciascuno. Ogni seme è composto da tre ‘figure’, il re, il fante e il cavaliere, e da sette carte che rappresentano le cifre dall’1 al 7. Dal punto di vista iconografico, le carte romagnole si caratterizzano per il disegno piuttosto chiaro e ben dettagliato, oltre che per l’uso di colori vivaci (giallo, rosso e blu). La carta più caratteristica è certamente l’asso di denari, quasi una carta bianca, molto simile a quelli presenti nelle carte bresciane e bergamasche. Le figure, invece, tradiscono maggiormente l’influenza ‘spagnola’ e, non a caso, sono assimilabili a quelle delle carte napoletane: i re sono raffigurati in piedi a figura intera, così come il cavaliere.

Giochi carte romagnole: quali sono

Con le carte romagnole, così come con qualsiasi altro mazzo di seme spagnolo, è possibile fare una gran varietà di giochi. Oltre a quelli più noti e praticati in tutta Italia come, ad esempio, la scopa, il tressette e la briscola, ce n’è uno tipicamente romagnolo: il “Marafone Beccacino”, spesso indicato anche come“Tressette con taglio”.Diffuso anche nel ferrarese, dove viene chiamato “Trionfo”, è un gioco simile al Tressette che prevede anche un seme di briscola. Il Marafone (o “Marafò”) utilizza una gerarchia delle carte in cui quella di maggior valore è il 3; seguono, nell’ordine, il 2, l’asso, il re, il cavallo e il fante. Le altre carte non hanno valore e, per questo, sono chiamate scartine o lisci (come avviene nella briscola). Si gioca in quattro, con la possibilità di formare due squadre da due. Scelto il mazziere, questi distribuisce ad ogni giocatore dieci carte coperte; chi ha in mano il quattro di denari “battezza”, ossia sceglie il seme di briscola. Poi, gioca una carta a suo piacimento; gli altri giocatori, se possibile, devono rispondere calando una carta dello stesso seme: la presa va al giocatore che ha calato la carta del seme di briscola più alto oppure a quello che ha giocato la carta dello stesso seme ma con il valore maggiore. Chi vince la presa effettua la giocata successiva; si procede in tal modo fin quando non si completano le dieci prese. Alla fine di una mano, vince il giocatore (o la squadra) che ha totalizzato 41 punti in base al seguente sistema di assegnazione del punteggio:
  • 1 punto per ogni asso;
  • 1/3 di punto per le figure, il 2 e il 3;
  • 1 punto per l’ultima presa della mano;
  • 3 punti per la Maraffa, aggiudicata al giocatore che ha preso le tre carte di maggior valore (asso, 2 e 3).
Il calcolo del punteggio prevede che le frazioni di punto vengano arrotondate per difetto; ciò vuol dire che se un giocatore o una squadra ha totalizzato 8 punti e 1/3, si vedrà assegnati 8 punti. Altro gioco tipico dell’area romagnola è lo “Spela gallina”. Si gioca in due, ciascun giocatore riceve 20 carte coperte a testa. Non c’è una vera gerarchia ma si riconosce un valore determinante soltanto all’asso, al 2 e al 3 di ogni seme. Quando un giocatore cala una di queste carte, l’altro deve rispondere, calando un numero di carte corrispondente; se, tra queste, non ce n’è una compresa tra asso e 3, perde la mano e l’altro giocatore effettua la presa, mettendo le carte sotto a quelle che già ha in mano.Alla fine, vince chi riesce a prendere tutte le carte dell’avversario.

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