Note anche come “Primiera Bolognese”, le carte bolognesi sono un mazzo regionale utilizzato perlopiù in Emilia, nella zona di Cento (tra le province di Bologna e Modena); nel resto della regione si utilizzano principalmente le carte piacentine e romagnole. Quelle bolognesi sono carte di seme italiano, come testimoniato anzitutto dal disegno curvo delle spade, assimilabile a quello caratteristico di altri mazzi regionali diffusi in Italia settentrionale.
Storia delle carte bolognesi
Il mazzo della Primiera Bolognese, così chiamato per distinguerlo dal “Tarocchino bolognese”, ha origini piuttosto antiche, risalenti probabilmente al XV° secolo. All’epoca, infatti, il gioco della primiera era già molto noto nell’Italia centro-settentrionale, tant’è che già all’inizio del Cinquecento, il numero di carte che componeva il mazzo originario fu ridotto da 52 a 40. Nello stesso periodo, il “Tarocchino – probabilmente derivato da mazzi importati da Milano o dalla vicina Ferrara – subì la stessa sorte, passando da 78 a 62 carte. A riprova del fatto che a Bologna si utilizzasse questo tipo di mazzo già nel corso del XVI° secolo, almeno, vi è l’autorizzazione papale alla riscossione dei tributi sulle carte da gioco, concessa nel 1588 ad Achille Pinamonti. Il documento stabiliva una tassa di 10 soldi per i mazzi di tarocchi e 5 per quelli da primiera. A partire dal Seicento, nella zona del bolognese si diffusero le carte piacentine (a seme spagnolo) mentre a est divennero sempre più popolari quelle che oggi chiamiamo romagnole. Le carte bolognesi, stampate con le figure speculari a partire dal 1770 circa, rimasero in uso principalmente nelle zone rurali della parte nord-occidentale della provincia di Bologna. A dicembre 2020 è stato stampato un mazzo ‘bolognese’ in cui i semi tradizionali sono stati sostituiti con i simboli della tradizione culinaria del capoluogo emiliano, ovvero vino, tortellini, coltellina per tagliatelle e mattarello.
Caratteristiche delle carte da gioco bolognesi
Le carte della Primiera Bolognese sono in tutto 40, divise in quattro semi (denari, coppe, spade e bastoni)che contano 10 carte ciascuno. Ogni seme include sette carte numerali (progressive dall’1 al 7) e tre figure: fante, cavaliere e re. Per via delle dimensioni (49×104 mm) sono, assieme alle trevigiane, le carte regionali più lunghe d’Italia e presentano una forma particolarmente stretta. Tutte le carte presentano un disegno speculare, fatta eccezione per l’asso di denari: la cornice circolare nera, che fino al 1972 ospitava l’imposta di bollo, presenta una decorazione (due foglie verdi) solo da un lato. Nel complesso, le carte bolognesi presentano un disegno dettagliato, impreziosito dal ricorso a colori vivaci. Le spade del seme omonimo presentano una lama particolarmente incurvata, caratteristica evidenze anche nei mazzi bresciani e trevisani. Peculiarmente, l’asso di spade è raffigurato come una sorte di animale a due teste (un rapace o un drago) con il corpo curvo; questo disegno è presente già su alcuni mazzi realizzati nel Seicento. Nelle carte numerali di spade, fatta eccezione per il due, le lame non hanno un’elsa ma presentano le doppie punte. Per quanto riguarda le figure, tutte sono accompagnate da un numero variabile di semi: sei sul Re di denari, quattro sul Re di coppe, due su tutte le altre.
Giochi carte bolognesi: quali sono
Essendo un mazzo da 40 carte a seme italiano, la Primiera bolognese consente di giocare una vasta gamma di giochi tipici della tradizione nostrana. Pertanto, con questo mazzo è possibile giocare a Scopa con le relative varianti (inclusi i vari tipi di Scopone e il Rubamazzetto), Tressette e Briscola, sia tradizionali che nelle svariate versioni diffuse in tutta Italia.
Caratteristico (anche) dell’area emiliana è il cosiddetto “Straccia camicia”, noto anche come “pataja” in dialetto reggiano e “Pela gallina”, nelle province romagnole. Si tratta di un gioco molto semplice, adatto anche ai bambini. In genere si gioca in due; a ciascun giocatore vengono date 20 carte coperte ciascuno. Se i giocatori sono più di due, si divide il mazzo in parti uguali, così che ognuno riceva lo stesso numero di carte. Non esiste una specifica gerarchia tra semi, le uniche carte di valore sono gli assi, i 2 e i 3. Il gioco si svolge in maniera molto semplice: il giocatore di turno cala una carta e gli altri rispondono con una del proprio mazzo; quando uno dei giocatori mette sul tavolo un asso, un 2 o un 3, gli altri devono giocare un numero di carte corrispondenti; se, tra queste, non c’è una carta ‘vincente’, il giocatore effettua la presa, aggiungendo le carte dell’avversario al proprio mazzo. il gioco prosegue così fin quanto un giocatore non riesce a prendere tutte le carte degli altri.