Carte napoletane: storia e caratteristiche delle carte più famose
Famose in tutta Italia ed ampiamente utilizzate in Campania e nel resto del Meridione, le carte napoletane sono tra le principali carte da gioco italiane. Rientrano nel gruppo dei semi latini e, in particolare, nella categoria dei semi spagnoli; questi ultimi si differenziano da quelli italiani per il disegno più regolare delle spade (corte e dritte) e dei bastoni, simili a randelli affusolati. Le carte napoletane sono molto simili e a quelle piacentine e siciliane.
Storia delle carte napoletane
È probabile che la configurazione delle carte napoletane abbia avuto origine nel 16° secolo, al tempo del Vicereame spagnolo (come testimoniato dai baffi e dalle acconciature delle ‘figure’). Furono i viceré spagnoli, infatti, ad imporre – già nel 1577 – una tassa sulle carte da gioco prodotte a Napoli e nel resto del Vicereame.I produttori di carte da gioco divennero una sorta di casta, che tramandava gelosamente la propria arte di generazione in generazione. Nel corso del tempo, le carte hanno subito l’influenza degli eventi storici: il re di spade, ad esempio, raffigurava dapprima re Ferdinando (a Napoli) e, successivamente, Vittorio Emanuele. La comparsa di vari giochi a partire dal 18° secolo ha contribuito notevolmente alla diffusione delle carte napoletane.
Carte da gioco napoletane, caratteristiche
Un mazzo di carte napoletane conta 40 carte, dieci per ciascuno dei quattro semi (denari, bastoni, spade e coppe). Il valore delle carte varia in base al gioco nel quale sono impiegate. Le prime sette carte di ogni seme raffigurano per analogia le cifre dall’uno (asso) al sette, mentre sulle altre sono raffigurate delle ‘figure’: l’ottava carta è una donna, la nona è un fante a cavallo e la decima è un re. Tra le carte più caratteristiche ed elaborate vi sono il tre di bastoni, sulla quale è riprodotto il mascherone del Gatto Mammone, il cinque di spade (arricchito da scene di semina), l’asso di denari (una figura bilobata sormontata da un’aquila a due teste), il due e il tre di spade (avvolte da un nastro rosso).
Giochi con le carte napoletane
I giochi di carte sono parte integrante della cultura popolare partenopea, in quanto profondamente radicati nella tradizione sociale e conviviale. Anche per questo, vengono utilizzate per una vasta gamma di giochi; i più popolari sono:
La Scopa: gioco di antica tradizione, diffusosi a partire dal 18° secolo. Si gioca in due, in tre o in quattro o in coppie (da due o da tre giocatori). Dopo aver individuato il mazziere, ogni giocatore riceve tre cartecoperte mentre sul tavolo ne vengono distribuite quattro scoperte. Il gioco procede in senso antiorario dalla destra del mazziere; ciascun giocatore cala una carta per volta, fin quando non ha esaurito quelle ricevute: a questo punto, il mazziere distribuisce nuovamente tre carte coperte a tutti, fin quando non si esaurisce il mazzo. Quando cala una carta, il giocatore può prenderne una uguale di qualsiasi altro seme oppure più carte la cui somma è uguale al valore della carta giocata: con un quattro, ad esempio, si possono prendere un tre e un asso o una coppia di due ma se a terra c’è un altro quattro, il giocatore può prendere solo quest’ultimo.Se, fatta eccezione per l’ultima giocata, con una sola carta si prendono tutte quelle rimaste sul tavolo, il giocatore mette a segno una ‘scopa’, che vale un punto. Gli altri punti di questo gioco sono:
– carte o lunga (“cart’ a lluong”, in dialetto napoletano): il punto va a chi raccoglie il maggior numero di carte, 21 se si gioca in due, 14 se in tre;
– denari: si aggiudica il punto il giocatore che ha più carte del seme denari, 6 se si gioca in due, 4 se si gioca in tre;
– settebello è riconosciuto a chi prende il sette di denari;
– primiera o settanta: viene calcolato in base al valore assegnato alle singole carte: i sette valgono 21, i sei 18, gli assi 16, i cinque 15, i quattro 14, i tre 13, i due 12, le figure 10.
Scopone: variante della Scopa, si gioca solo in quattro. Ogni giocatore riceve subito nove carte (se quattro vengono messe a terra) o dieci. I punti sono gli stessi della Scopa, ai quali si aggiungono il Rebello (un punto al giocatore che ha preso il dieci di denari) e la Napola (tre punti per chi raccoglie le prime tre carte del seme di denari più un punto per le successive).
Briscola: di origine parzialmente sconosciuta, questo gioco (forse derivato da giochi francesi) è caratterizzato dal mancato rispetto della gerarchia dei semi. La carta che vale di più (11) è l’asso mentre il tre ne vale 10; gli altri punti sono assegnati alle figure: 4 al re, 3 al fante, 2 alla donna. Le altre carte (lisci) non hanno valore. A briscola si può giocare in due, tre, quattro o cinque giocatori; ciascuno riceve tre carte. Il mazziere ne mette una scoperta sul tavolo (che identifica il seme di briscola) coprendola con il mazzo di carte restanti, dal qualeogni giocatore, dopo aver calato la propria carta, ne pesca un’altra. La gerarchia delle carte prevede che quelle di maggior valore prevalgano sulle altre mentre quelle di briscola (anche senza valore) possono ‘prendere’ anche quelle di un altro seme di valore più alto. Se un giocatore cala un liscio su un altro liscio, le carte vanno a chi ha giocato per primo. Della briscola esistono diverse varianti: ‘a 31’, ‘scoperta’, ‘a chiamata’ e ‘Marianna’.
Tressette: poiché si tratta di un gioco dalle numerose varianti regionali, non ha regole predefinite. Il numero di giocatori varia da due a otto; si può giocare a ‘coppia fissa’, a ‘pizzico’, a ‘31’, con ‘l’accusa’, a ‘chiamare’ e ‘a perdere’.La gerarchia delle carte, generalmente, è la seguente: tre, due, asso, re, cavallo, fante, sette, sei, cinque e quattro. Una ‘mano’ è composta dalle ‘passate’ necessarie ad esaurire le carte date ai giocatori; la presa viene effettuata dalla squadra o dal giocatore con la carta più alta del ‘palo’. Il giocatore che non ha una carta del ‘palo’, ha un ‘piombo’: può giocare qualsiasi carta ma non ha diritto alla presa.