Cosa sapere sulle carte sarde: dalla storia fino ai giochi


Le carte sarde rientrano tra i mazzi regionali italiani di seme spagnolo, così come le napoletane e le piacentine (molto comuni in tutta la Regione); presentano molte affinità con le carte in uso in Spagna nell’Ottocento, tradendo i forti legami storici e culturali tra l’isola e la regione iberica.

Storia delle carte sarde

Il disegno delle carte sarde risale agli inizi dell’Ottocento; in particolare, deriva da quello del mazzo spagnolo inciso da José Martínez de Castro e prodotto da Clemente de Roxas nel 1810. Stampato fino alla fine del secolo, questo mazzo contava 48 carte e si differenziava dai precedenti per il disegno ricco e dettagliato che prevedeva una raffigurazione accurata degli sfondi alle spalle delle figure. Le carte prodotte da de Roxas vennero copiate – in maniera non troppo precisa – da diversi stampatori spagnoli, inclusi alcuni fabbricanti di Barcellona, dove il mazzo si diffuse attorno alla metà del secolo (1850 circa). Fu probabilmente dalla città catalana che le carte spagnole, seppur con un disegno molto semplificato, giunsero fino in Sardegna.

Le caratteristiche delle carte da gioco sarde

Il mazzo sardo conta 40 carte, divise in quattro semi, detti is mertzas: coppe (cupas), denari (oros), bastoni (bastos, come in spagnolo) e spade (ispadas). Ogni seme è formato da sette carte numerali e tre figure: il fante (suta, in dialetto sardo), il cavaliere (cuaddo, ossia ‘cavallo’) e il re, tutti rappresentati a figura intera. Ogni carta è contrassegnata con un indice, situato nell’angolo in alto a destra e in quello in basso a sinistra; le numerali sono marcate con le cifre dall’1 al 7 mentre sulle figure gli indici sono 10, 11 e 12, un retaggio del mazzo spagnolo dal quale deriva quello sardo. Anche il disegno, seppur semplificato, conserva molti tratti chiaramente derivati dalle carte spagnole: il 4 di denari (così come i 4 degli altri semi), ad esempio, prevede una vignetta all’interno dello spazio individuato dalle quattro monete che simboleggiano il seme. Quella sulle carte sarde raffigura una donna e un uomo con un elmo sdraiati davanti ad un cespuglio; sui mazzi spagnoli ottocenteschi, invece, la raffigurazione è molto più complessa e dettagliata. Analogamente, anche l’asso di denari appare molto più semplice nella versione presente sulle carte sarde, in quanto costituito semplicemente da una moneta d’oro con all’interno un sole e il nome del fabbricante inscritto nella corona esterna. Sulla carta originaria spagnola, invece, è raffigurata una grande moneta, sulla cui faccia sono raffigurate due donne che rappresentano il commercio e la navigazione. Dietro la moneta, sormontata da una corona, ci sono diverse bandiere mentre alla base si trovano una cornucopia, un caduceo e un’ancora. Anche l’asso di bastoni – un putto che sorregge una verga – è molto simile: la posa e il drappo rosso che ricopre il pube sono praticamente identici, così come l’arco e le frecce ai piedi della figura. Lo stesso dicasi per l’asso di spade. Per il resto, l’iconografia non si discosta molto da quella del mazzo spagnolo di de Roxas: le figure mantengono le stesse pose, specie nel modo in cui reggono i simboli dei semi, con la sola differenza che lo sfondo è meno dettagliato o lasciato in bianco. Le vignette che decorano i 4 sono anch’essi molto simili: Bacco figura nel 4 di coppe, nel 4 di spade si ha una scena di battaglia tra due duellanti mentre sul 4 di bastoni è disegnata una figura seduta, con alle spalle due torri e un leone. Infine, per quanto riguarda i simboli dei semi, i denari sono monete (con sopra raffigurate delle teste), le spade sono raffigurate come spade da lato cinquecentesche con l’elsa riccamente decorata mentre i bastoni si presentano come verghe piuttosto tozze con piccoli germogli fogliati sui lati.

Giochi con le carte sarde

Con le carte sarde è possibile fare qualsiasi gioco che richieda un mazzo da 40 carte, inclusi quelli più popolari come la Scopa, lo Scopone, la Briscola e il Tressette. A questi si aggiungono giochi e varianti regionali. Uno dei più tipici è la Mariglia, derivato da un gioco spagnolo (Hombre) nato nel Seicento e diffusosi sull’isola attraverso la Maddalena e la Gallura. Noto anche come “bridge sardo”, si gioca in doppia coppia (due contro due); vince quella che raggiunge per prima il punteggio stabilito all’inizio della partita (di solito, 45 o 71). Il mazziere invita un giocatore a smazzare, poi ricompone il mazzo mostrando l’ultima carta, che diviene il “Trionfo”. Poi, a ciascun giocatore vengono distribuite cinque carte coperte; il mazziere chiede al giocatore alla sua sinistra di smazzare nuovamente, lasciando sul tavolo non più di cinque carte. Quello alla destra del mazziere gira una carta: se è dello stesso seme del “Trionfo”, le carte restanti si distribuiscono scoperte, completando la distribuzione. Il gioco si svolge in maniera simile al poker e al black jack. Un altro gioco di carte praticato con le carte sarde è il Truco (o “Trucco”), giocato soprattutto a Paulilatino, un comune in provincia di Oristano.

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