Carte toscane: scopri tutto su questo mazzo


Le carte toscane fanno parte del gruppo dei semi francesi, un tipo di mazzo diffuso principalmente in Italia Settentrionale; non a caso, fanno parte di questa tipologia anche le carte regionali genovesi, milanesi e piemontesi. Le carte del mazzo toscano e della variante fiorentina si caratterizzano per il disegno delle figure, particolarmente elegante e dettagliato.

Storia delle carte toscane

Le prime tracce della presenza di carte da gioco nella città di Firenze risalgono al 14° secolo. In particolare, un’ordinanza datata 1377vietava l’utilizzo dei ‘naibi’ (o ‘naibbe’), il nome di origine araba (da na’ib, ossia “rappresentante del re”) con il quale venivano indicate all’epoca le carte da gioco. Quasi sessant’anni più tardi, il Catasto della città di Firenze testimonia la presenza di un “cartaro”, tale Antonio di Giovanni di Ser Francesco; questi produceva le matrici in legno necessarie a stampare le carte da gioco. In un documento catastale datato 1446, inoltre, viene menzionato un altro artigiano, Jacopo di Poggino; ciò fa presupporre che in città ve ne fossero diversi ma non ancora identificati. Per buona parte del 15° secolo, i giochi di carte furono proibiti a Firenze; i primi ad essere concessi, a partire dal 1477, furono il ‘pilucchino’ e il ‘gioco delle minchiate’, per il quale veniva usato un mazzo di carte simile ai tarocchi. Nel corso del tempo, le carte fiorentine– diffuse solo a Firenze e nelle zone limitrofe – si distinsero leggermente da quelle toscane, utilizzate in tutta la regione. Le prime, infatti, erano un po’ più grandi (67×101 mm) e presentavano figure in pose differenti e dal disegno più accurato. A partire dagli anni Sessanta del Novecento, la pubblicazione delle carte fiorentine divenne sempre più sporadica, fin quando non furono completamente sostituite da quelle toscane; queste ultime vennero prodotte in due formati, uno grande (67×101 mm) e uno leggermente più piccolo (88×58 mm). Le prime sono state commercializzate con la denominazione “toscane vecchie” per distinguerle da quelle originarie.

Carte da gioco toscane: caratteristiche

Il mazzo di carte toscane consta di 40 carte, divise in quattro semi, identici a quelli francesi: picche, quadri(detti anche ‘mattoni’ o ‘denari’), fiori e cuori. Per ciascun seme, sono presenti dieci carte: sette raffigurano le cifre da 1 a 7 mentre le restanti tre sono costituite da tre figure: il gobbo (o fante), la donna e il re (o regio). Il valore delle figure varia in base al gioco nel quale vengono impiegate le carte. Rispetto ad altri mazzi di seme francese, le carte fiorentine sono le uniche a presentare le figure intere, mentre le altre hanno le figure specchiate.Le carte dall’1 al 7 sono assimilabili in tutto e per tutto alle carte francesi, con la differenza che al posto delle carte dal 8 al 10 ci sono le figure; inoltre, gli assi sono meno grandi ed elaborati.

Giochi con le carte toscane

Così come accade per le altre carte da gioco regionali, anche le toscane devono la loro diffusione ed il largo utilizzo ad una vasta gamma di giochi di tradizione popolare. Tra i più noti vi è certamente il Sette e mezzo; le regole sono semplici: si può giocare minimo in due, massimo in dodici. Una volta scelto il mazziere, questi distribuisce una carta coperta a sé stesso e ad ogni giocatore e poi lo ‘affronta’ a turno in senso antiorario. Lo scopo è quello di superare il punteggio del mazziere senza andare oltre i sette punti e mezzo. Se il giocatore ha ricevuto una carta bassa, può chiederne altre al mazziere (o bluffare); questi le cala scoperte, fin quando il giocatore non dice di non volerne più. Qualora totalizzi sette e mezzo, deve girare la carta coperta. A quel punto, tocca a chi detiene il mazzo scoprire la propria carta, cercando di avvicinarsi al punteggio di sette e mezzo. Se ritiene di aver raggiunto o superato il punteggio del giocatore, non gira altre carte e il suo avversario deve far vedere la propria carta coperta. In caso di parità, vince il banco.Per il calcolo del punteggio va tenuto conto che le figure valgono mezzo punto. Altro gioco molto noto e praticato è la Scopa (con le relative varianti dello Scopone). Si gioca per lo più in due, oppure in 4 o in 6.Le carte hanno un valore gerarchico crescente che va dall’asso (1) al re (10). Il mazziere distribuisce tre carte coperte a ciascun giocatore e ne mette quattro scoperte sul tavolo. Quando è il suo turno, ogni giocatore può calare una carta sola e fare una presa su una carta di pari valore o su più carte la cui somma è uguale al valore della carta che ha in mano, a patto che non sia possibile prendere una carta equivalente. Per esempio: a terra ci sono un 7, un 3 e un 4. Se un giocatore ha in mano un altro sette, non potrò prendere il 3 e il 4 assieme ma potrà prendere solo il 7. Se, a seguito di una presa, non restano carte a terra, il giocatore fa ‘scopa’ e realizza un punto. Gli altri punti, ovvero primiera, ori, carte e settebello, si calcolano in base al tipo di carte conquistate dal singolo giocatore tenendo conto delle seguenti equivalenze: coppe: cuori, quadri: denari, fiori: bastoni e picche: spade; la donna vale 8 e il gobbo vale 9. Anche la briscola si può giocare con le carte toscane. Le regole sono le stesse applicate nel resto d’Italia, varianti escluse: si gioca in due o più, anche in numero dispari; la gerarchia delle carte assegna 11 punti all’asso, 10 punti al 3, 4 punti al re, 3 al gobbo e 2 alla donna. Le altre carte sono lisci, perché non hanno valore. Per le carte dello stesso seme, vale la gerarchia di punti sopra indicata; le carte del seme di briscola, invece, prevalgono sulle altre. Ogni giocatore riceve tre carte coperte dal mazziere, il quale mette sul tavolo una carta scoperta (seme di briscola) e la copre con il mazzo di carte restanti dal quale, dopo ogni giocata, un giocatore ne prende una nuova.

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